Visita alla sede della Croce Rossa di Lugano 14.9.18

https://frecciaspezzata.noblogs.org/post/2018/09/14/14-settembre-visita-alla-sede-della-croce-rossa-di-molino-nuovo-a-lugano/#more-4727

Questa mattina poco prima di pranzo, abbiamo reso visita agli uffici della Croce Rossa di Lugano per smascherare le politiche di segregazione e razzismo attuate nei centri per richiedenti d’asilo da loro gestiti (in Ticino: Camorino, Cadro, Paradiso e Castione). Centri che i gestori – in particolar modo la loro responsabile del settore asilo Josiane Ricci – definiscono “d’accoglienza e d’integrazione”, ma che come dimostrano le testimonianze delle persone rinchiuse nel bunker di Camorino, sono dei luoghi dove gli agenti di sicurezza, i dipendenti della Croce Rossa e la polizia dettano legge a suon di ricatti, punizioni e violenze sia fisiche che psicologiche.

Con megafono, striscione e volantini (vedi allegato), siamo entrate/i negli uffici, mettendo bene in chiaro le responsabilità della Croce Rossa e portando solidarietà e vicinanza a chi è costretto a subire la vita di segregazione in tali campi.

Allo stesso modo abbiamo voluto rendere evidente la complicità nelle deportazioni della Croce Rossa. Ultimo caso quello della donna eritrea e dei suoi due figli, di cui una gravemente ammalata e in sedie a rotelle, avvenuto giovedì mattina all’alba dal centro di Cadro. Senza preavviso alcuno, la donna è stata ammanettata e “presa a carico” con la forza dagli agenti di polizia, per essere deportata assieme al figlio e alla figlia verso Zurigo, per infine essere rimandata a Brindisi, senza nessuna assistenza medico-sanitaria.

Il silenzio è complicità, continuiamo a premere e a lottare contro razzismo, segregazione e isolamento.
Per la chiusura di tutti i bunker, campi e prigioni, per la fine di ogni tipo di espulsione!

Solidarietà e complicità con tuttx le/i migranti.

SpalancaFrontiere

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“Il rifugiato dentro la fossa di cemento” 12.9.18

Articolo riguardante il bunker di Camorino, pubblicato su area il 12.9.2018

https://www.areaonline.ch/Il-rifugiato-dentro-la-fossa-di-cemento-218ff400

 

Che il viaggio sarebbe stato duro, lo sapevi. Eppure, non si è mai pronti davvero alla carneficina del vivere. Supplizio crudele: prima, durante e, incredibilmente provante, anche dopo. Adesso. Sei sopravvissuto. Sei in Svizzera. Però ti hanno portato sottoterra. No, non sei morto. Toccati, sei vivo. Non le senti le cimici, che ti mangiano? “Basta! Ciò è indegno per queste persone, ma anche per il nostro paese: chiudete i bunker!”. Lo chiede il neonato collettivo R-Esistiamo, che in Ticino sta sollevando il problema delle fosse di cemento per i richiedenti l’asilo.

Il piccolo mondo del Canton Ticino vive al piano di sopra, quello alla luce del sole. Come cristiani, per usare uno dei modi di dire che indicano la vita condotta nei crismi della civiltà. Sotto sotto, che nessuno li veda, perché il clima politico non è favorevole alla loro presenza, sopravvivono invece i richiedenti l’asilo. Che evidentemente non sono cristiani: saranno mica talpe? Bestioline di montagna?

«Al mio paese rischiavo di morire, ma qui muoio tutti i giorni» ha raccontato un “ospite” del bunker di Camorino. Turco, non è arrivato in Svizzera con il barcone, ma in aereo per sfuggire alle rappresaglie del governo di Erdogan, di cui è oppositore: «In Turchia sono stato incarcerato per motivi politici: conosco il significato di prigione e adesso mi sembra di rivivere la galera. Non conosci che cosa ne sarà di te domani, fai domande e nessuno ti risponde. Vivi nell’incertezza del presente e hai paura del domani. È molto pesante dal punto di vista psicologico: è stressante. E ogni tanto qualcuno scoppia: se le condizioni sono già dure per resistere, in quei momenti tutto si amplifica. Mi spaventa l’idea di passare altri mesi nel bunker perché le condizioni sono molto dure e resistere richiede un grande sforzo emotivo» racconta – e non è facile esporsi – in inglese uno dei pochi che ha il coraggio di parlare. In inglese perché i corsi di italiano sono stati soppressi: ora non ci sono più insegnanti, ma volontari della Caritas che si cimentano in lezioni di lingua.

In Svizzera le proteste contro la sistemazione dei richiedenti l’asilo non sono nuove: già nel 2015, Droit de rester, un collettivo formato da migranti e svizzeri, aveva organizzato in Romandia diverse manifestazioni di protesta per denunciare lo stato in cui versano i richiedenti l’asilo nei rifugi antiatomici costruiti dalla Confederazione. Condizioni che acutizzano le difficoltà: dopo i traumi subiti, si ritrovano in stand-by nei centri di accoglienza in compagnia di noia, vuoto e con la paura di essere rimpatriati, si potenzia il rischio di problemi psichici.

Sì, perché non basta dare da mangiare e da dormire, ci sono altri aspetti (come la presa a carico psicologica) o quel concetto che si chiama rispetto dei diritti umani. O, se è troppo nel 2018 attraversato da rigurgiti di supremazia razziale, si tratterebbe almeno di offrire condizioni di vita se non normali, dignitose. «Nei centri d’accoglienza non viene dato ai migranti nessun diritto, nessuno si occupa di ridargli la parola. Dare ascolto e diritto di parola a queste persone è l’unico modo per interrompere la serie di violenze e di traumi che hanno subito, non sono solo corpi bisognosi, sono soggetti, soggetti politici» rilevava in un’intervista Lilian Pizzi, psicologa operante a Lampedusa.

Ticino, 2018, anche qui siamo lontani dal considerarli soggetti politici, degni di ascolto e di sostegno. Anzi, viene da chiedersi come li si consideri, se con disinvoltura li si mette a cinque metri sottoterra, senza finestre, in un caldo soffocante, stipati uno sopra all’altro?
«Le condizioni di alloggio che abbiamo riscontrato nella nostra visita dello scorso 25 agosto al centro di Camorino sono spaventose: 30° gradi, non si riusciva a respirare anche perché l’aria era stantia, eravamo in affanno noi per un lasso di tempo limitato, figuriamoci chi deve passarci giornate e notti intere, niente luce naturale, muffa nelle docce, mancanza di elementi basilari come il sapone per lavarsi, due blocchi di letti a castello con totale mancanza di privacy, non ci sono armadi per gli oggetti personali. Le cimici: sì, le cimici che abbiamo visto con i nostri occhi. Si presentano una serie di problemi: potenziali danni fisici per chi è esposto per anni agli impianti di aerazione costante e, ovviamente, psicologici del vivere in una sorta di cattività. Per questo la nostra azione per il rispetto dei diritti dei richiedenti l’asilo non cesserà, fino a che i presupposti non miglioreranno» ci spiega l’avvocato Immacolata Iglio-Rezzonico, portavoce del collettivo R-Esistiamo.

Esposti per anni agli impianti di aerazione? Ma non sono soluzioni provvisorie? Sembrerebbe di no. Se – come evidenzia Ivan Miozzari, di ForumAlternativo – «i bunker sono omologati per una permanenza al massimo di 21 giorni», qui c’è gente che è stata dentro, pardon sotto, «da 14 mesi».
In concreto, come intende procedere il gruppo? «Abbiamo instaurato delle merende per i richiedenti l’asilo, per fargli sentire la nostra solidarietà, che non sono soli e abbandonati. La scorsa domenica hanno partecipato in un’ottantina e c’erano anche comuni cittadini: fa piacere vedere reagire la popolazione ticinese. Come avvocato ho assunto il mandato di patrocinare chi ne avesse bisogno. Ci sono stati casi di persone, che a causa delle cimici, del caldo, hanno scelto di dormire all’esterno e sono state punite con la decurtazione dei 3 franchi che gli spetta di diritto ogni giorno. La nostra azione non si limita al sostegno dal punto di vista umanitario: chiediamo la chiusura immediata di Camorino e agiremo per via istituzionale. Abbiamo avuto un primo incontro con i responsabili del settore per il Dss (Renato Bernasconi e Carmela Fiorini), nonché con Josiane Ricci, direttrice della Croce Rossa, organizzazione che ha ottenuto l’appalto per la gestione del centro, durante il quale abbiamo sollevato interrogativi. Ora, chiederemo formalmente la risposta a domande puntuali che riguardano la questione dei mandati, dei bilanci (ad esempio quanto guadagna la Croce Rossa?), dell’omologazione del bunker (perché c’è gente che resta posteggiata lì per anni?). E ancora: chi è il personale che opera con i richiedenti l’asilo, ma soprattutto quali sono le loro competenze professionali?» specifica Iglio-Rezzonico.

 

«Dai sei a nove mesi»

Quante persone? «Su 100 posti letto autorizzati, oggi, 11 settembre 2018, a Camorino sono assegnate 48 persone, nessun minorenne».
I problemi logistici sono stati risolti? «Sono state effettuate tre disinfestazioni e sostituiti tutti i materassi e i cuscini, pertanto non si è più riscontrata la presenza di cimici. Il sapone, così come tutto il necessario per l’igiene personale, è messo a disposizione regolarmente degli ospiti della struttura. La ventilazione della struttura è funzionante e mantenuta regolarmente».
Qual è la permanenza massima prevista? «Solitamente per un periodo variabile da sei a nove mesi circa. In seguito, se c’è disponibilità, sono trasferiti in altri centri o appartamenti. Nella struttura vi sono anche richiedenti l’asilo che, avendo ricevuto una decisione negativa, non hanno dato seguito al termine di partenza dalla Svizzera, imposto dalla Confederazione. Considerato che questo è l’unico centro cantonale destinato ai richiedenti l’asilo, uomini, soli, respinti, la permanenza dipende dalla loro scelta di dare seguito o meno all’ordine di espulsione». Così Carmela Fiorini, responsabile Servizio richiedenti l’asilo, del Dipartimento sanità e socialità

di Raffaella Brignoni

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“La solidarietà proibita” 27.8.18

https://www.forumalternativo.ch/2018/08/27/la-solidariet%C3%A0-proibita/

di Ivan Miozzari

Camorino, 25 agosto – Oggi, una manifestazione pacifica di solidarietà alle persone che hanno fatto domanda di asilo e che sono stipate sottoterra in condizioni estreme, si è conclusa con l’intervento delle polizie cantonale e di Bellinzona.

 

La direttrice di Crocerossa Ticino, Josiane Ricci, che ha rifiutato di rispondere alle nostre domande e di commentare le condizioni di vita nel bunker sotterraneo ha deciso di richiedere l’intervento della polizia per identificare tutte le persone presenti. Non senza minaccia di ritorsioni giudiziarie.

Grazie all’impegno del collettivo R-esistiamo, è stato possibile incontrare e conoscere molti dei ragazzi, bloccati in questa sorta di incubo sotterraneo. Non distante da questa tetra sistemazione, si è svolto, sotto un cielo incombente, un bel pranzo vegetariano. Un folto gruppo di ticinesi, e di ragazzi in attesa di asilo, almeno 70 le persone presenti, hanno vissuto un bel momento per conoscersi e raccontare le proprie storie.

Purtroppo per lo più storie terribili che iniziano con una fuga in condizioni di estrema violenza e terminano, in Svizzera, con incarcerazioni amministrative, anche fino a 14 mesi, e poi la costrizione a vivere in un luogo inospitale e insalubre a tempo indeterminato.

Dopo pranzo, muniti di slogan e striscioni, il gruppo si è avviato in direzione del bunker sul sedime della Sezione della circolazione, con l’intento di portare un messaggio di solidarietà: non siete soli!

Alcuni ragazzi ci invitano ad entrare. Troviamo la resistenza degli impiegati dell’agenzia di sicurezza privata che si è aggiudicata l’incarico della sorveglianza. Anche gli operatori della Crocerossa sembrano determinati a non farci entrare. Su pressante insistenza ci aprono le porte.

Subito siamo un po’ in affanno a causa del caldo – la colonnina segna 29.4°C – ma soprattutto c’è la sensazione che l’aria sia rarefatta. Il bunker non dispone di finestre e si trova ad almeno 5 metri sotto il livello del suolo. Il sistema di aerazione è basato su una circolazione costretta ad un ciclo infinito. Non c’è ricambio. Provate ad immaginare l’attraversamento del Gottardo in automobile, con l’aria in circuito chiuso. Non il tempo di percorre 17 chilometri, ma per 5 mesi, un anno, quattro anni.

I ragazzi ci accolgono nelle loro stanze. Tutti i letti sono occupati, e i pochi oggetti personali appoggiati sui letti a castello. Un asciugamano appeso diventa la parete di casa che ti da un po’ l’idea di privacy, almeno in quel metro per due. Non si lamentano loro. Sanno che non possono dire nulla perché la loro parola vale meno di niente e se si alza la testa non mancano le ritorsioni.

Ma quando vediamo i materassini di pochi centimetri di spessore, e delle bestioline che sembrano cimici, non abbiamo più molte parole. Non capiamo: le autorità ci hanno assicurato che il problema delle cimici è stato debellato. Ma dopo uno sguardo ravvicinato non ci sono dubbi: sono cimici.

Le quasi cinquanta persone stanziate in quella fossa di cemento hanno a disposizione cinque docce che non hanno porta, solo una tendina. Privacy zero. L’acqua che vediamo scendere dalla doccia e dai rubinetti è giallognola e ha un sapore terribile. Non c’è il sapone.

 

Nonostante tutto ci concentriamo sui nostri ospiti e sui giochi dei bambini che con i loro genitori sono venuti a condividere un momento di gioia. Ma è molto difficile resistere a lungo all’interno della struttura. Il viavai di chi ha bisogno di uscire a respirare aria fresca rende l’ambiente molto dinamico.

Andiamo all’esterno ad incontrare la direttrice di Crocerossa Ticino che nel frattempo è sopraggiunta. Ci aspettiamo che, con quell’umanità che dovrebbe contraddistinguere questa organizzazione, la signora Ricci ci spieghi come si pensa di affrontare i problemi di vivibilità nell’impianto e se eventualmente si possano trovare soluzioni alternative più dignitose. Invece troviamo un muro. Ci sentiamo dire e ribadire che la struttura è omologata.

Poniamo delle domande provocatorie e magari in qualche caso retoriche. Ma non ci sono risposte. Siamo “invitati” ad andarcene. La polizia accorre, ci pare di capire, in difesa degli interessi privati dell’organizzazione “umanitaria”. Quanto guadagna la Crocerossa con la gestione di questo luogo di degrado umano?

All’uscita gli agenti ordinano di mostrare i documenti. Si chiede il motivo. Controllo di polizia è la risposta. Chiediamo su quale base e la risposta è che hanno il diritto di identificare le persone in base alla Legge polizia (LPol). Siamo accusati o sospettati di qualche reato o infrazione? Un agente anziano mi rivela che il controllo dell’identità può essere eseguito in caso che la persona desti sospetto. Alla domanda quale sospetto stia destando io personalmente la risposta è incredibile: non mi piace la sua faccia.

Dalla polizia ci si aspetterebbe ben altro comportamento. Ma il punto è un’altro. Siamo tutti messi sotto sequestro. Non un arresto, non un fermo, ma l’impossibilità fisica di lasciare quel luogo se non presentando i documenti. Due ore e mezza di stallo. Gli agenti sono verbalmente pacati, risoluti ma cortesi. Fisicamente invece si mostrano invadenti e pressanti. Diversi i tentativi di togliere la videocamera o perlomeno di oscurarla a chi sta documentando i fatti per l’opinione pubblica.

Non ci sono alternative. Per ritrovare la libertà occorre identificarsi. Ed è molto probabile che la quarantina di persone confluite nel bunker dovrà subire delle misure di “giustizia”. Ci si saluta in amicizia e ci commuove la gratitudine che i ragazzi ci regalano per avere preso noi quella parola che a loro è negata.

 

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“Il bunker di Camorino” 25.8.18

Video pubblicato sul Forumalternativo  in seguito al presidio tenutosi al bunker di Camorino

https://www.forumalternativo.ch/2018/09/03/bunker-di-camorino-video-parte-1/

 

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“Riflettori puntati su Camorino” 25.8.18

Video realizzato dalla RSI in seguito al presidio tenutosi al bunker di Camorino

https://www.rsi.ch/play/tv/il-quotidiano/video/25-08-2018-riflettori-puntati-su-camorino?id=10808921

 

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Giornata in solidarietà con le persone alloggiate al Bunker di Camorino 25.8.18

Ad inizio agosto un gruppo di cittadin* ha deciso di denunciare pubblicamente le condizioni degradanti e inaccettabili a cui sono confrontate le persone parcheggiate a Camorino (vedi articolo La Regione : https://www.laregione.ch/cantone/bellinzonese/1313398/-condizioni-disumane–a-camorino).

Chi ha partecipato alle merende sa che le condizioni di esistenza di chi è costretto a vivere lì sotto sono pessime, la libertà è quasi nulla e i ragazzi sono costantemente sottoposti al controllo della sicurezza e della polizia, confrontandosi ogni giorno soltanto con figure ostili.

E’ dunque importante dare continuità ai nostri incontri, facendo sentire il nostro sostegno e continuando a creare dei momenti di svago e socialità che possano essere piacevoli per tutti. Questa volta, a differenza delle altre, abbiamo deciso di organizzare un’intera giornata a Camorino e di preparare un volantino d’informazione che potete leggere in fondo.

Siete tutt* invitat* sabato 25 agosto 2018 dalle ore 11 :00

per un PRANZO in solidarietà con i ragazzi alloggiati nel bunker nei pressi della sezione della circolazione.

Alle ore 13:30 è inoltre prevista un’ ASSEMBLEA a cui siete tutti invitati a partecipare apportando il vostro contributo e le vostre idee.

Noi ci saremo sabato, come cittadin* liber* di non voler sostenere il regime della segregazione e felici di poter passare un pomeriggio tutt* insieme, senza barriere e con la voglia di continuare a conoscerci e di sostenerci. Siateci!

Ritrovo: 11:00 direttamente al CAMPETTO DI CALCIO DI CAMORINO (ci sono dei parcheggi disponibili) Per il pranzo siete tutt* invitat* di portare qualsiasi tipo di cibo vegetariano e bibite da condividere e posate e piatti per voi stessi (in modo che ce ne siano abbastanza per tutt*) così come strumenti musicali e abbigliamento per giocare a calcio.

Vi invitiamo a condividere questa informazione con tutte le persone interessate. Tutt* sono benvenut*, coinvolgete anche i vostri bambini!

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“Condizioni disumane” a Camorino 6.8.2018

http://6.8.2018 https://www.laregione.ch/cantone/bellinzonese/1313398/condizioni-disumane-a-camorino

Un gruppo di cittadini denuncia le condizioni di vita dei richiedenti l’asilo residenti nei bunker gestiti dalla Croce Rossa

Un gruppo di cittadine e cittadini residenti in Ticino denuncia le condizioni di vita dei richiedenti asilo residenti nei bunker a Camorino. “55 persone, giovani uomini di età compresa tra i 19 e i 30 anni, vivono da mesi in condizioni disumane e degradanti nei bunker di Camorino, la cui gestione è affidata alla Croce Rossa”, si legge nel comunicato stampa diramato alle redazioni.

“Quantità insufficienti di cibo, spesso scaduto da diversi giorni, sovraffollamento dei dormitori, temperature elevate che unite alla scarsa aerazione degli spazi creano una sensazione di soffocamento e infestazione di cimici da letto. La lista che permette di stilare il quadro delle condizioni disumane e degradanti nelle quali queste persone sono costrette a sopravvivivere quotidianamente è ben più lunga. Per questo un gruppo di cittadini che si è avvicinato spontaneamente a questi uomini ha deciso di prendere la parola e dare voce al loro grave disagio, rendendo pubbliche alcune fotografie emblematiche”.

Nella lettera si legge che a fine luglio, sarebbe stata necessaria la presa a carico da parte del Pronto soccorso, dove i medici hanno constatato “una reazione allergica da puntura da cimici da letto” e “stress emotivo da privazione del sonno, richiedendo la disinfestazione dei letti e degli ambienti, il lavaggio ad alta temperatura dei vestiti e la presa a carico da parte di uno psichiatra. In seguito a due interventi di disinfestazione dei letti la situazione non è cambiata, e le cimici da letto sono ancora presenti. Inoltre le ripetute richieste di visite mediche sono rimaste lettera morta”.

Il grande caldo delle scorse settimane – si legge nel comunicato – grava ulteriormente sulla salute psicofisica di queste persone, già provate da condizioni di vita molto dure e indegne. “La mancanza di aria fresca e le alte temperature negli spazi di vita ha un impatto significativo sulla salute delle persone risedenti nel bunker: grande debolezza, affanno, palpitazioni dovute allo stress, difficoltà di concentrazione e inappetenza”.

La situazione di grave degrado è stata segnalata direttamente dagli utenti agli uffici bellinzonesi della Croce Rossa, “ma nulla è cambiato”.

“Con questa denuncia noi, cittadine e cittadini di questo Cantone, richiamiamo gli enti e le persone competenti al rispetto dei diritti fondamentali di queste persone, con degli interventi tempestivi e concreti volti a migliorare in modo significativo le condizioni di vita delle persone costrette a vivere nei bunker a Camorino”.

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SPEZZIAMO L’ISOLAMENTO

SPEZZIAMO L’ISOLAMENTO!

Quella che viene chiamata accoglienza è in realtà un sistema di segregazione, prigionia e di isolamento.

Negli ultimi tempi, in Ticino, si è parlato molto della situazione dei centri e alloggi dove le persone che non possiedono documenti ritenuti validi sono costrette a vivere. Basta solo avvicinarsi a bunker come quelli di Camorino o Stabio, o edifici come quelli di Paradiso o Cadro, per capire le condizioni in cui degli esseri umani sono costretti/e a vivere. Perquisizioni all’ingresso, coprifuoco serale, mancanza di finestre, caldo soffocante in camerate sovraffollate senza alcuna privacy, cimici nei letti, cibi scadenti, obbligo di pernottamento per ricevere l’indennizzo giornaliero (3 franchi), ricatti, umiliazioni e violenze da parte di agenti di sicurezza e polizia sono all’ordine del giorno.

In questo paese succede che delle persone vivono sotto terra, lavorano a strappare erbacce per 20.- al giorno, vengono incarcerate per 1 anno e mezzo solo perché non hanno un documento.

I partiti politici e mass media cercano di alimentare una guerra fra sfruttati, in cui la persona migrante è vista come una minaccia o una piaga che pesa “sulle tasche dei/delle contribuenti”. In realtà il regime migratorio svizzero è una macchina da soldi, i cui ingranaggi sono le aziende detentrici dei mandati che ne traggono enormi profitti e dove a rimetterci sono sempre e comunque le persone migranti.

I proprietari delle strutture “d’accoglienza”, le agenzie di sicurezza come SECURITAS, chi si occupa degli alloggiamenti e dei lavori di pubblica utilità (pagati 3 franchi all’ora) come ORS, CARITAS e CROCE ROSSA e tutti coloro che collaborano con questo sistema migratorio, lucrano sulle vite di queste persone. Se da una parte si alimenta il razzismo con il terrorismo psicologico, dall’altra c’è chi guadagna grandi cifre mascherando prigionia, sfruttamento e segregazione con la millantata accoglienza. Senza dimenticare chi rende possibile tutto questo scrivendo leggi e regolamenti disumanizzanti e che con un timbro decide del destino di altri esseri umani emanando decreti di “non entrata in materia”(NEM) e di espulsione: la Segreteria di Stato della Migrazione (SEM) e i partiti politici complici ed artefici della politica migratoria svizzera.

Bisogna contrastare questo sistema, le aziende che ne traggono profitto, chiunque voglia negare la libertà a ogni essere umano e cominciare a spezzare l’isolamento: parlare con le persone che vivono in questi centri potrebbe essere un inizio per rendersi conto di come funziona realmente e creare in seguito lotte contro le frontiere, per la libertà di movimento e in solidarietà con le persone migranti.

Da sempre esistono esseri umani che migrano e quelli che oggi, nel sistema capitalista in cui viviamo, riescono a varcare le frontiere della fortezza Europa, fuggono dalle condizioni di vita intollerabili create dalla sete di potere di Stati e multinazionali, ossia guerre, saccheggio delle risorse e sfruttamento delle popolazioni. La storia si ripete, e oggi più che mai il fatto che la ricchezza di alcuni si fonda sullo sfruttamento di altri/e è sotto gli occhi di chiunque abbia l’onestà di vedere. Il colonialismo non è un retaggio di un triste passato, ma ha solamente cambiato faccia.

Solidarietà con le persone migranti, contro ogni razzismo, ogni isolamento, ogni frontiera.

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